Storie e leggende

Il Duomo di Larino e il suo segreto

Il Duomo di Larino rappresenta un capolavoro “d’art goth o d’argot” ossia realizzata seguendo un linguaggio particolare che nasconderebbe uno scambio di opinioni senza che queste possano essere recepite dagli altri che stanno intorno. Una sorta quindi di linguaggio in codice riportato su pietra, come un grosso libro.

Come ogni chiesa gotica che si rispetti anche quella di Larino porta con sé dei misteri a partire dalla sua concezione architettonica: il prospetto della basilica è chiuso in un quadrato perfetto. Le immagini scolpite non sono mai ripetute, tranne una: l’Agnello Crucifero che compare sia al disotto della cuspide del timpano dello pseudo-protiro del portale centrale sia nella parte centrale in alto nel contesto del Tetramorfo apocalittico.


L’immagine dell’agnello di cui riferisce l’Apocalisse di S. Giovanni Evangelista rappresenta il Cristo sacrificato, e genericamente è l’espressione del sacrificio umano.
Il primo Agnello non ha altre figure a lato, ma è sormontato da un grifone alato con manto loricato che ghermisce un animale.

Il secondo Agnello è posto in posizione simmetrica rispetto ai quattro simboli del tetramorfo che l’evangelista Giovanni vede sotto il Trono dell’Altissimo riprendendo dalla visione di Ezechiele, simboli dei quattro evangelisti. Nel leone si vide il vangelo di Marco, nell’uomo-angelo quello di Matteo, nel vitello quello di Luca e nell’aquila quello di Giovanni.

Tirando le diagonali di tale quadrato, il punto di intersezione corrisponde al primo Agnello Crucifero Se, invece, si forma un triangolo equilatero prendendo come base il quadrato della facciata, il vertice del triangolo corrisponde al secondo Agnello Crucifero.

Ma non finisce qui, anche una pietra apparentemente insignificante in realtà rappresenta l’estrema sintesi del concetto di perfezione, collocata ai lati del capitello della colonna fitomorfica sostenuta dal grifone nella facciata, è costituita da un blocco squadrato in cui una faccia reca un rettangolo con cornice a fettuccia. Al centro è un cerchio nel quale è inscritto un esalfa con i sei lati e i sei raggi in forma di foglie lanceolate. Probabilmente frutto di un ricollocamento.
Per i pitagorici il numero sei è assimilato al concetto di perfezione, mentre in questo caso la figura dell’esagono è l’unico poligono che permette la costruzione sui sei lati di altrettanti esagoni che chiudono interamente la figura centrale.
Ogni particolare costituente l’apparato decorativo del Duomo fa parte di un programma simbolicamente riconducibile alle interpretazioni apocalittiche di Giovanni.

Il rosone, il cui termine tecnico è oculus,  rappresenta l’occhio di Dio ma è anche la luce dinamica che squarcia le tenebre, secondo la visione giovannea: “Dio è Luce e in Lui non vi furono le tenebre”. Ma l’oculus rappresenta anche l’elemento di filtro tra la verità assoluta e la verità rivelata.

La verità è dentro di noi e attraverso la lettura della Sacre Scritture, le immagini si proiettano verso l’esterno, sui supporti fisici, attraverso gli occhi. Il rosone esalta la natura divina della luce quale anticipazione dell’Apocalisse finale.

Il rosone del Duomo di Larino, inoltre, presenta 13 raggi. Potrebbe rappresentare Gesù con i dodici apostoli, ma potrebbe rifarsi al significato alchemico del numero 13. A questo numero è associato il significato della fine di un ciclo, tredici sono i mesi lunari in un anno e tredici sono i segni nell’astrologia celtica e dei nativi americani. Il 13 ci predice nuovi inizi, ma significa anche che i vecchi sistemi devono terminare per favorire le trasformazioni richieste. Non dimentichiamo il venerdi 13 ottobre del 1307, in cui furono arrestati e giustiziati in massa i Cavalieri Templari, osteggiati dal Re Filippo il Bello (fatto che ha generato la “triscaidecafobia” cioè la paura del numero 13).

Nella lunetta centrale della facciata l’angelo che cerca di togliere la corona di spine ricalca fedelmente un antico simbolo che l’alchimia fa risalire addirittura all’antica civiltà atlantidea. Algiz, la runa dello slancio tra il mondo dei vivi e quello degli Dei, si tratta di una runa potente energeticamente e spiritualmente, che simboleggia la consapevolezza dell’ordine cosmico.

L’uomo con le braccia alzate rappresenterebbe invece l’ascensione umana, che permette di accedere a un piano evolutivo superiore. Il pianeta stesso, ripete la sua evoluzione. I cambiamenti dimensionali del sistema solare e il destino dell’umanità secondo il calendario cosmico sono sempre avvenuti. I calendari dei Maya, degli egizi, dei tibetani, dei cinesi e di altre civiltà portano nel periodo che corrisponde a quello nostro, quello che sta per terminare.
L’avvento di tutti questi cambiamenti climatici corrisponde al naturale evolversi dell’intero Sistema Solare. Ma grandi mutamenti si stanno verificando anche nell’uomo, l’ascensione corrisponderebbe all’evoluzione spirituale. Tutte le creature sono chiamate all’ascensione, intesa come processo naturale e necessità della vita.

Fonte: https://italiainsolita.blogspot.com/2014/09/il-segreto-della-cattedrale-di-larino_18.html?m=1

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