Storie e leggende

Il guerriero pentro

Dopo l’evento delle Forche Caudine, in cui i Sanniti rimandarono a casa i romani, vivi ma umiliati, ci fu la rivalsa e dominazione da parte di Roma.

Nel 267 a. C. il condottiero Lollio, fuggito dalla sua prigionia, tentò coraggiosamente un atto di ribellione, atto che richiamò a sé numerosi guerrieri sanniti. Ahimé questo atto non ebbe un epilogo felice. I valorosi combattenti vennero infatti sconfitti dalle legioni romane comandate dai consoli Papirio e Carvilio nel paese che ora prende il nome di Carovilli.

Tra i superstiti troviamo uno dei guerrieri più coraggiosi, appartenente al popolo Pentro. Questi, fuggì insieme alla moglie, con l’idea di rifondare la stirpe di combattenti sanniti e far rinascere la loro gloria.

Mentre fuggivano, stanchi, decisero di ripararsi sotto un ponte di pietra un ampio spazio collocato tra Sessano e Carpinone. Addormentatosi il guerriero iniziò a sognare… Sognò una battaglia, ma non poté riconoscere i soldati, le armature non erano simili a quelle da lui conosciute. I nomi non erano a lui familiari. Alfonso I D’Aragona trionfava su Antonio Caldora e iniziava a dirigersi verso il castello di Carpinone.

Ma i sogni del guerriero non erano finiti. Questa volta nessuna battaglia ma amore dolce e straziante si irraggiava nel suo nonno. Una coppia di anziani Cacuaccio e Laura, affrontavano la tempesta di neve, nella speranza di potersi salvare e continuare la loro vita insieme. Il guerriero non ne capiva il linguaggio, ma era chiaro quello che era successo: il desiderio dei due innamorati non si poté avverare, entrambi morirono in un tenero abbraccio.

Al suo risveglio, fu colpito da un grande dolore, sua moglie non era sopravvissuta. Il suo sogno però, gli ricordò quello che avrebbe dovuto fare: recarsi a Carpenone.

Così fece… Trovò una grotta dove depose il corpo della moglie, ma la sua triste avventura continuava: i romani lo stavano raggiungendo e lo avrebbero condotto prigioniero. Il guerriero decise allora di combattere l’ultima battaglia, chiuse l’ingresso della grotta e si pugnalò al petto.

Come un flash back ci ritroviamo di fronte Antonio Caldora, lo stesso sconfitto da Alfonso I D’Aragona. Giaceva sul suo letto, ricordando il valore del padre Giacomo e confrontandolo con la sua inettitudine e così, infastidito, sostituì il dipinto del padre con quello di un guerriero di cui non conosceva la divisa. In fondo le sue qualità erano ben altre! Godersi la vita, il buon vino e approfittare dello Ius Primae Noctis.

Nel suo girovagare aveva già scelto la sua preda, una bella fanciulla appena fresca di nozze che aveva prontamente invitato al castello.

La fanciulla chiese al signore di risparmiarla, promettendo che avrebbe mentito per lui. A nulla servirono le sue suppliche, Antonio era accecato dalla gelosia e dalla felicità che il popolo trovava nelle piccole cose, si avventò sulla fanciulla quando dal quadro del guerriero apparve una spada di fuoco e i due udirono una voce che diceva di come Antonio fosse una vergogna per il popolo sannita che si era battuto per la libertà delle proprie terre e non per avidità e possesso, inoltre il guerriero, porgendo alla fanciulla un pugnale, la invitò a colpire l’uomo.

Al rifiuto della fanciulla il guerriero ne comprese la nobiltà d’animo e le chiese di tornare dal marito, poiché di Antonio si sarebbe occupato lui stesso.

Fonte:http://carpinonet.altervista.org/ilguerrieropentro.htm

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