Storie e leggende

Sant’Antonio dal paganesimo alle feste in molise

La sera della vigilia della festa di Sant’Antonio, il 16 gennaio, a Frosolone, nella frazione di Acquevive, gruppi di questuanti, formati in maniera spontanea, girano per le case intonando in vernacolo il canto di Sant’Antonio Abate, adattandolo alla famiglia cui è dedicato. La famiglia soleva  ricambiare invitando nelle case i questuanti e offrendo loro cibi e vino.

 

Stessa consuetudine si può riscontrare a Colli al Volturno e a Forli del Sannio, in provincia di Isernia.

A Colletorto (Campobasso) si segue un rituale diverso: gli adolescenti raccolgono sin dagli ultimi mesi dell’anno la legna, allestendo poi pire in vari punti del paese. Il parroco benedice il fuoco più vicino alla chiesa, dal quale viene prelevata la brace per l’accensione di tutti gli altri fuochi.

La derivazione pagana della figura del Santo

La data della morte del Santo, il 17 gennaio, si collega casualmente nelle vicinanze delle antiche feste pagane.
Troviamo riscontri nel mondo celtico nello specifico circa il legame con la figura di un maiale, che per i cristiani era simbolo del male. Secondo gli studiosi, si trattava di un cinghiale, attributo del dio celtico Lug, venerato in Gallia e presente anche in Irlanda, ritratto come un giovane che tiene tra le braccia un cinghiale. Lug era dio del gioco, colui che risorge con la primavera, figlio della Grande Madre celtica cui erano consacrati i cinghiali e i maiali. Per i celti era molto importante, tanto da avere l’emblema sugli stendardi e il simbolo sugli elmi. Sui capelli stendevano una poltiglia di gesso, per farli somigliare alla cotenna dell’animale.

I druidi, erano chiamati Grandi Cinghiali Bianchi, e nelle leggende si racconta della caccia al cinghiale immortale da cui venivano prelevati un pettine e delle forbici che si trovavano fra le sue orecchie.

Quando le reliquie di Sant’Antonio Abate giunsero in Francia, i primi cristiani celti trasferirono nel santo gli attributi del dio pagano per cui ritroveremo il cinghiale, diventato poi maiale. Tra le prime leggende c’è quella che impersonifica il cinghiale-maiale con il diavolo sconfitto da Antonio e una seconda che vuole il santo guaritore di un maialino che da quel giorno lo seguì fedele come un cane.

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