La fanciulla, innamorata del primo figlio del Conte Carafa, discendente della nobile famiglia Caracciolo, si stabilisce sulle colline molisane e in occasione delle nozze, secondo gli usi dell’epoca, offrì il vino per il banchetto. Era un vino rosso come la passione e dolce come la sposa.
Tintilia però, morì dopo una malattia, lasciando lo sposo distrutto dal dolore. Per ricordarla e per preservarne in un certo senso la memoria il giovane decise di piantare i tralci, dalle cui uve ebbe origine il vino del banchetto, nella zona tra Mirabello e Gildone, chiamando quel vitigno proprio col nome di Tintilia.
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