Storie e leggende

La leggenda di Santa Cristina a Sepino

Cristina è una giovane martire, vissuta tra il III e il IV secolo, la fanciulla venne imprigionata dal padre Urbano, “magister militum” di Bolsena, in una torre con altre dodici fanciulle, e poi sottoposta a torture per aver rifiutato il culto degli dei. Verso la fine del secolo XI, due pellegrini francesi diretti a Gerusalemme sostano a Bolsena per onorare la tomba della santa, durante la notte trafugano alcune ossa e riprendono il viaggio. Giunti a Sepino, alloggiano nell’ospizio di San Nicola ma sono costretti a lasciare le reliquie nel paese e la santa ne diviene patrona.

Il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, si commemora l’arrivo delle reliquie di Santa Cristina a Sepino. Alle 12 del 5 gennaio, con il suono delle campane viene annunciato l’inizio dei festeggiamenti. L’8 gennaio, presso le terme Tre Fontane, ha luogo la “Crianzola”, un incontro conviviale tra uomini, che rappresentano le famiglie del paese e delle contrade, durante il quale si assaggia il vino locale.

Durante la festa si rende omaggio alla statua della santa, posta nella cripta della chiesa a lei dedicata, statua che si dovrebbe portare in processione ogni cento anni. Il simulacro ligneo sorregge con la mano sinistra Sepino, nella destra ha una freccia, simbolo del supplizio finale, e una palma, simbolo di verginità. I fedeli, si allontanano senza voltare le spalle. Nella grotta della chiesa è inoltre rappresentata la “passio” di Santa Cristina, in otto scene lignee realizzate dalla bottega Mussner di Ortisei, con scritte che ne indicano le varie fasi e dediche di devoti sepinesi emigrati.

Dal pomeriggio del 9 gennaio le campane cominciano a suonare, a intervalli regolari, ogni quindici minuti, per richiamare i cittadini. Presso il palazzo comunale si riuniscono genitori e bambini. Insieme a una candela viene consegnato ai bambini il “cartoccio” confezionato con vari dolci. Dopo la quarta suonata i fedeli, le autorità e le “Verginelle”, bambine vestite di bianco, ornate di monili e con il capo sormontato da una coroncina floreale, si recano in chiesa portando il cero, alla cui sommità è legato un ramoscello di ulivo e i doni da offrire alla santa: oro, incenso e mirra.

Circa le “Verginelle” un’iscrizione testimonia, nell’antica Saepinum, festività collegate alla fertilità, tenute tra gennaio e febbraio, caratterizzate dalla presenza delle Canefore, fanciulle che nelle processioni dell’antica Grecia portano in genere canestri di fiori, doni e oggetti rituali: «Dall’antico Sepino gli scavi degli ottimi sigg. Giacchi danno non poche iscrizioni, le quali ci vengono comunicate per mezzo del sig. parroco Luigi Mucci, altro nostro socio attivo ed esatto. L’ultima lapida di cui egli ci diede copia, è curiosa, perchè dimostra essersi l’uso delle famose Canofore trapiantato da Atene fin nel cuore delle montagne sannitiche». Le “Verginelle”, oltre a rappresentare la purezza che contraddistingue Cristina, sembrano rievocare le giovani ancelle della leggenda, compagne della santa nella torre.

Nella chiesa vengono esposti alla venerazione il busto di Santa Cristina, ricoperto di gioielli, e il braccio argenteo contenente la reliquia, custodito nella cappella del tesoro. Dopo i vespri si celebra la messa. Le “Verginelle” sono disposte in prima fila, dinnanzi all’altare. Il sindaco tiene un discorso, al quale segue la risposta e l’omelia del parroco. L’amministrazione fa inoltre un dono alla parrocchia. Al termine della celebrazione i genitori portano i bambini, che vengono benedetti e affidati alla protezione della santa. La devozione viene espressa con particolari comportamenti: baciare il braccio che contiene la reliquia; toccare il busto della santa, azione talvolta eseguita con un fazzoletto da parte delle donne più anziane; porgere i bambini alla reliquia o alla santa; farsi fotografare in chiesa accanto al simulacro.

Mentre i fedeli rendono omaggio a Santa Cristina, nella sacrestia si procede al sorteggio dei turni degli uomini che, durante la notte, si alterneranno sul campanile per suonare le campane. Il sorteggio stabilisce anche i gruppi che porteranno in processione la statua e il baldacchino.

Il 10 gennaio si commemora la traslazione del corpo della santa dall’ospizio di San Nicola alla chiesa del Santissimo Salvatore. I fedeli si preparano alla comunione, per ottenere l’indulgenza parziale concessa nel 1737 da Papa Clemente XII. Dopo la celebrazione inizia la processione delle “Verginelle” fino al rione Canala, seguendo uno dei percorsi intrapresi, secondo la tradizione, dai due pellegrini che portarono le reliquie. I fedeli che trasportano il busto della santa, indossano una veste rossa, con ricami dorati e una cintura azzurra. Sepino commemora Santa Cristina anche in altre date: in forma solenne il 24 luglio, ricorrenza della morte; la prima domenica di maggio, in ricordo della traslazione a Palermo e la prima domenica di ottobre.

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