Storie e leggende

Capracotta tra cristianesimo e divinità pagane

Alto Medioevo, un gruppo di Longobardi sacrifica una capra e ne adora la testa, dando vita a un banchetto rituale. Tutto questo sta alla base della fondazione di Capracotta tra la fine del VI secolo e gli inizi del VII dell’era volgare, ed è strettamente legato a uno dei riti volto a celebrare il dio Thor.

Questo rituale che comprendeva la capra immolata e adorata, balli e intonazioni di formule magiche, era però visto in maniera pericolosa, naturalmente  avversa al cristianesimo e ovviamente ritenuto sacrilego.

In realtà il Papa voleva utilizzare il potere di persuasione della religione, per difendersi dagli attacchi dei Longobardi che assediarono Roma. Preoccupato e inascoltato dai bizantini Papa Gregorio Magno vide l’arma della parola come l’unica via di scampo.

Fu così che i riti apotropaici dei Longobardi furono definiti sacrileghi e vennero accusati di essere adoratori del Diavolo. Così come vediamo nel testo medievale Gylfaginning: il dio Thor si cibava con le capre del suo carro, sapendo che conservandone pelle e ossa, queste sarebbero resuscitate il giorno dopo. In realtà tutto ruotava attorno a un simbolo di buon augurio: il rito dell’immolazione di una capra è collegabile alla nascita di centri abitati longobardi, quindi scongiurare il rischio di esaurimento delle fonti di sostentamento.

Sempre in riferimento alla testa di capra si ha dalla storia altomedievale della città di Gateshead, nell’Inghilterra nord-orientale. Beda il Venerabile nella sua Historia ecclesiastica gentis Anglorum scrive di un certo Uttan, abate del monastero “Ad Caprae Caput”, cioè situato nelle vicinanze di Caprae Caput ossia l’antico nome latino di Gateshead. Inoltre, nel 627, il re anglo Edwin si convertì al Cristianesimo facendosi battezzare a York dal missionario romano Paolino. Negli anni successivi, sorgono nell’Inghilterra nord-orientale numerosi monasteri. Tra cui anche quello situato nelle vicinanze dell’abitato di Caprae Caput, secondo la strategia promossa dalla Chiesa medievale di “cristianizzare” i luoghi di culto del paganesimo, sia romano sia barbarico.

Gli Angli erano uno dei popoli germanici più affini, a livello culturale ai Longobardi, grazie ai rapporti di vicinato avvenuti durante la loro permanenza nelle regioni della Germania settentrionale. Sono accomunati dal parlare una lingua germanica, avere una organizzazione sociale di impronta germanica e praticare riti pagani di natura germanica. Entrambi sacrificano capre a Thor, come rito apotropaico, sempre prima di insediarsi su un territorio militarmente strategico appena conquistato: gli Angli lungo le sponde meridionali del fiume Tyne nel regno di Bryneich/Bernicia dopo averlo strappato ai Britanni; i Longobardi sulle alture della Terra Vecchia dopo averlo strappato ai Bizantini. Esiste una differenza, però, ed è legata al diverso substrato culturale delle popolazioni sottomesse.

stemma
stemma Capracotta

I Celti della Britannia, abituati a cerimonie religiose vengono colpiti dall’adorazione degli Angli per la testa di capra, che non figura tra i loro animali sacri. I latini, invece, che conoscono molto bene il profilo religioso dell’animale dai miti e dai riti del paganesimo romano, restano inorriditi dal banchetto rituale.
Come a Gateshead, anche a Capracotta venne poi realizzata una prima chiesa cristiana, presso il luogo del sacrificio pagano della capra, dove oggi si trova la Chiesa Madre. Possiamo ricavare una notevole matrice longobarda sia nella consacrazione del primo altare della navata sinistra dedicato a San Michele Arcangelo, identificato con Thor, dopo la loro conversione al Cristianesimo,  sia dall’esistenza di un campanile separato dal corpo dell’edificio dedicato all’Assunta.

Parlando di leggende si dice che alcuni zingari, avendo deciso di fondare una cittadina, per compiere un rito, bruciarono una capra, che riuscita a fuggire dal rogo si rifugiò sui monti, ove stremata di forze, esalò l’ultimo respiro. Quindi rimane sempre un richiamo ai modi e usi descritti sopra, anche se cambia la popolazione coinvolta.

Si parla anche di “castra cocta“, ossia un accampamento militare protetto da un muro di cinta fatto di mattoni legato alla presenza di un distaccamento romano, o ancora dagli indoeuropei “cap“, luogo elevato e “kott“, luogo roccioso secondo Ugo Mosca.

Concludiamo con la leggenda dedicata alla Madonna di Loreto, tanto cara ai capracottesi, leggenda secondo cui la Madonna apparve su un albero, dal cui tronco venne poi ricavata la scultura della Vergine.

Fonte: http://www.amicidicapracotta.com/2014/04/01/gateshead-la-capracotta-dinghilterra/

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